sabato 23 gennaio 2010

E la preparazione del ballo...

Dopo anni di quasi-tranquillità mentale in cui ho affrontato una laurea, un viaggio in Germania, problemi sentimentali ecc... in Austria mi salta fuori una febbre sul labbro!?!?Com'è possibile essere stressati durante un SVE?!?Comunque, prendiamola come un'occasione per imparare un nuovo vocabolo ( die Fieberblase, ossia quelle bellissime e comidissime vesciche sul labbro).
Venerdi sera, ore 18:00, ritrovo in palestra per le prove per il ballo. Il ballo si svolge nella palestra della città, il tema è bianco e nero. Katrin e Misha fanno il discorso d'apertura, il cosiddetto Eröffnungsrede, al quale precede però una scenetta teatrale stile cinema muto; io e Isi facciamo le veline e giriamo con i cartelloni. Aiuto!!! Ciò vuol dire che ci guarderanno tutti!! Per fortuna essendo una pièce muta so quando devo entrare in scena in base ai loro gesti... se dovessi basarmi sui discorsi sarebbe la fine!!Sono munita pure di capello stile Paperon De Paperoni!
Poi sono libera fino a mezzanotte, quando inizia il mio turno nel bar della disco. Anche lì, meno male che gli austriaci ne pensano una più del diavolo e accanto alla lista dei prezzi ce n'è sempre una con i conti già fatti!
Finito l'ultimo allenamento della squadra di pallamano, la palestra era pronta per essere svuotata dalle attrezzature sportive e riempita di tavoli, decorazioni (tutte bianche e nere ovviamente), premi della lotteria, foto degli anni precedenti e quant'altro. Questo è stato ieri sera fino alle 11! A disposizione dei lavoratori c'erano birra, radler e panini al salame. Logicamente in austria per dire panino non usano la comunissima parola Brötchen (eh no Silvia, sennò sarebbe troppo facile!!) ma Semmel, che col salame diventa Wurstsemmel.
Dopo 5 ore in palestra ce ne siamo finalmente andati allo Jugendheim, patria dei giochi in cui se perdi devi bere (mamma&papà non preoccupatevi, per me non c'è pericolo, io vinco sempre!). Perdo solo quando chi perde deve pagare!
Dopo più di 100 giorni in Austria e due settimane a Mantova ho capito una cosa. Adoro parlare il tedesco, cimentarmi con l'austriaco, riuscire a farmi capire, affrontare discorsi più seri, ridere, piangere, condividere con persone di cui poco tempo fa non ne sapevo pure l'esistenza, ma c'è sempre un nonsochè che manca. Ho la fortuna di avere qui un paio di persone con cui riesco a intendermi anche solo con uno sguardo... ma nessuna a cui potrò mai dire: "son straca andema a lèt?!". Sembra una stupidaggine ma non lo è. Quando sei arrabbiata e dici "Ich bin so sauer", non avrà mai lo stesso affetto di un bel "ma vaccadì!". Sono queste piccole parole di tutti i giorni che mi mancano, perchè mentre le dici butti fuori veramente quello che hai, sono una sorta di liberazione. Per dire "smettila di prendermi in giro" devo dire "verarsch mich net". Alla fine ciò che più risalta è lo sforzo che ci metto per pronuciarlo bene rispetto a ciò che voglio dire. Per non parlare dei sentimenti...tutte le volte che alle mie amiche ho detto con gli occhi a cuoricino "io lo amoooooooooo", qua non rende molto! (pazienza, ci provo lo stesso: Ich liiiiiiiiiiebe ihn!). Funziona?!
Se non altro Stefan quando si arrabbia ha imparato a dire vaccaputtanatroia!
Con tutto ciò non ho ripensamenti di nessun tipo; amo il tedesco e vivremo per sempre felici e contenti; col tempo imparerò a provare emozioni in quello che dico, e non solamente ragionamenti filo-matematici come l'aggettivo per il maschile dativo dopo l'articolo determinativo!
Sarà per questo che mi è venuto l'herpes? ai posteri l'ardua sentenza.
A vaghi à let.


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